Oggi le celebrazioni in onore di san Giuseppe in Italia sono legate alla tradizione ed alla più laica festa del papà. In molti paesi della Sicilia, la tradizione e la devozione a San Giuseppe, oltre a richiamare la cristianità del padre putativo di Gesù, richiamano vere e proprie origini antiche, rurali, che risalgono alle divinità pagane. Il 19 marzo, infatti, è la vigilia dell’equinozio di primavera, giorno in cui si celebravano i baccanali, riti dionisiaci volti a propiziare la fertilità e la rinascita della “terra” dopo il “sonno dell’inverno”. La festa di San Giuseppe, improntata verso la laicità della figura del padre, nasce in America all’inizio del ‘900.
Nella tradizione popolare San Giuseppe, oltre ad essere patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore degli orfani, delle ragazze nubili e dei poveri, per questo c’è anche l’usanza di preparare un ricco pranzo offerto ai bisognosi, i “vicineddi” ed i “virgineddi”.
La tradizione più importante della festa è il “banchetto”, che viene variamente denominato a seconda delle reatà locali: cena, ammitu, artaru, tavulata. Le tavolate di san Giuseppe vengono allestite nei cortili o all’interno delle case, sono organizzate da famiglie devote, in segno di ringraziamento al Patriarca per una grazia ricevuta. Esse sono imbandite di tutte le pietanze tipiche della tradizione culinaria ed enogastronomica del territorio. Le tavole sono sovrastate da altarini adornati da agrumi, piante di alloro e mirto, ricoperti con tovaglie di lino ricamato. Vi sono anche vasi di Giglio bianco, simbolo di purezza e fiore simbolo di San Giuseppe. La tradizione narra che la Vergine Maria abbia scelto Giuseppe come sposo notandolo tra la folla per il giglio bianco che teneva in mano. L’altare viene illuminato con lumini, brocche d’acqua e di vino, e al centro di esso viene posto un grande quadro raffigurante San Giuseppe e Gesù.
I simboli che rappresentano la festa di San Giuseppe sono: il pane che simboleggia la prosperità, il vino segno di benedizione di Dio, le arance e i limoni simboleggiano i dolori, gli ortaggi sono l’omaggio della terra, l’acqua è il simbolo della Grazia e il bastone che rappresenta l’obbedienza.
Tradizione narra che la vigilia della festa venga posta in tutte le tavole una ciotola d’acqua e una saliera, per poi ritrovare la mattina seguente l’impronta delle dita di San Giuseppe che durante la notta è passato a benedirla. L’ultima tappa di questa straordinaria festa in molti centri siciliani è l’accensione notturna dei falò come segno di illuminazione della nostra vita.
Mariarosa Caruso, Antonella Scalisi, Ilaria Sportaro 5^CP
Potrebbero interessarti anche questi articoli