Nella sua Enna, dove il partito è stato commissariato per due anni e mezzo, il Pd ha ottenuto il 20% dei voti, percentuale quasi doppia rispetto al dato siciliano. L’ex sindaco Paolo Garofalo, uno dei leader dei “Partigiani del Pd”, nonostante il disastro elettorale crede fermamente nella possibilità di riprendere il filo di un dialogo con migliaia di attivisti. Renzi in Italia e Faraone in Sicilia i protagonisti, secondo la sua opinione, della pesante sconfitta dem. Il Corriere Etneo lo ha intervistato.
Garofalo, chi sono i responsabili del crollo del Pd in Sicilia?
Sono gli stessi che hanno la responsabilità del crollo del Pd in Italia.
La presunzione del ‘giglio magico’ che si riunisce facendo un golpe di partito, determinando che in tutta l’Italia i candidati dovevano essere di preferenza di “sua santità” il segretario Renzi. Questo ha provocato uno scompenso fra i candidati e la base del partito. Un malcontento dilagante che ha determinato la sconfitta del partito e che provocherà adesso una fase di grande difficoltà per il partito e per il Paese.
Visti i risultati, vien da dire che l’argine dei ‘Partigiani del Pd’ non c’è stato.
Guardi, noi abbiamo organizzato il tentativo di spostare a dopo la protesta, dicendo “Ci vediamo il 5 marzo”. Abbiamo votato il partito con grande difficoltà ma con il grande desiderio che il 5 cominciassimo a riparlare di politica. Di fatto il Paese aveva già scelto altro, ha scelto la coerenza. Ci sono stati dei partiti coerenti come la Lega, nella sua assurdità di impostazione culturale.
Il vostro slogan “Cambiamo il partito e non cambiamo partito” vale anche per il dopo elezioni?
Assolutamente sì. Se avessimo voluto andare via dal Pd lo avremmo fatto al momento della scissione. Abbiamo considerato allora un errore lasciare il partito, lo consideriamo un errore anche oggi. Certo, Renzi ha fatto e sta facendo di tutto per rendere difficile la convivenza in questo partito. Questo fronte di difficoltà si sta allargando sempre di più. Ieri ho sentito le dichiarazioni di alcuni autorevoli renziani doc che fanno presagire l’abbandono del bunker del segretario.
Leoluca Orlando, neo pd, punta il dito sui vertici del partito e lancia un’Opa sulla sua guida. E’ anche con lui che dovrete fare i conti.
Considero sempre un arricchimento quando qualcuno si avvicina al partito, un impoverimento quando qualcuno lascia. Con Leoluca Orlando ho un buon rapporto, all’Anci con lui ho lavorato bene. La stessa cosa posso dire per Fabio Giambrone, mi dispiace che questa legge elettorale assurda abbia determinato la sua non elezione. Quanto a Orlando, se deve fare una resa dei conti credo debba riferirsi a Faraone che l’ha invitato ad aderire ad un progetto senza numeri per stare in piedi. D’altra parte è un andazzo che si è registrato anche per le regionali: l’effetto Palermo non c’è stato, la candidatura di Micari espressa da Orlando e Faraone è stata disastrosa. Non mi pare Orlando debba chiedere conto e ragione a noi. Se la ragioni con Faraone e poi ci faccia sapere.
Ma voi ‘partigiani del Pd’ dov’eravate quando Crocetta ‘sgovernava’ la Sicilia con le sue sparate?
All’interno del Pd, con posizioni molte volte critiche, altre volte favorevoli quando qualcosa andava bene. A Enna io ho partecipato ad un referendum per fare chiudere l’esperienza di Crocetta. Questo per far capire che molti di noi sono stati all’opposizione di Crocetta.
Ma a guardare ciò che è successo alle regionali e ora alle nazionali mi viene da rimpiangere il buon Saro…
Ce ne vuole!
Il governo Crocetta non è stato il migliore della Sicilia, epperò non mi pare che le cose siano andate meglio ora. Se nel Meridione quasi un elettore su due vota Movimento 5 Stelle, e al Nord uno su due vota per una destra radicalizzata, mi pare che tutto ciò sia stato un effetto negativo evidente legato al ‘giglio magico’ e anche alla vicenda Boschi.
In Sicilia il Pd da dove deve ripartire?
Il Pd deve ripartire dai circoli che sono stati chiusi per protesta durante questa campagna elettorale. Deve ripartire da una idea di nuovi stati generali della sinistra. Non dimentichiamo che c’è un partito, Liberi e Uguali, nato già morto. C’è bisogno di ripartire dal territorio e dalle organizzazioni periferiche ad essi legati. Le do un dato: a Enna siamo stati commissariati per due anni e mezzo. Questa campagna elettorale l’abbiamo fatta senza partito perché Renzi non ha voluto che si facesse un congresso e che si eleggessero gli organismi.
Quando il segretario vuole che una delle federazioni storicamente più forti d’Italia, com’è quella di Enna, sia commissariata per un tempo così lungo perché così voleva Faraone, è chiaro che così stai determinando non solo la tua sconfitta ma stai anche provocando l’allontanamento di una base elettorale e di consensi fatta da persone e attivisti che hanno bisogno di sapere che, quanto meno, il loro partito è aperto.