A un terzo delle schede scrutinate, un dato sembra ormai certo: dalle urne delle elezioni del 4 marzo 2018 escono due vincitori: M5S e Lega. I primi sono di gran lunga il primo partito, e conquistano oltre il 30% delle preferenze (con picchi locali, come ad esempio in Puglia, destinati a superare quota 40%) mentre il partito di Salvini sopravanza nettamente Forza Italia. Anche se bisognerà ancora attendere qualche ora per venire a conoscenza del dato finale, appare però già chiaro che il Carroccio è destinato a suoperare il 17,6% mentre il partito dell’ex Cavaliere verosimilmente non supererà il 15%. Una vera e propria debacle è invece quella del Partito democratico, per il quale al momento sembra persino a rischio la soglia del 20%, mentre non decolla LeU, “piantata” al 3,4%. Parlando di coalizioni, quella di centrodestra è davanti a tutti: Per Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia la percentuale è del 37,24%, mentre il M5s è a 30,92%. Il centrosinistra si attesta intorno al 24,31%. Come si vede, allo stato dell’arte, nessuno avrebbe comunque i numeri per governare. Stando alle ultime proiezioni, infatti, la maggioranza sarebbe lontana per tutti: alla Camera la coalizione di centrodestra avrebbe 245 seggi, l’M5s tra 215, mentre la coalizione di centrosinistra 135. A Leu andrebbero 12-20 seggi e agli altri 6-8. Al Senato secondo l’ultima proiezione di Swg per La7 il centrodestra avrebbe 132 seggi, il M5S 112, il centrosinistra 50. LeU si ferma tra 6 e 8 seggi.
Venendo al voto nei collegi, l’uragano cinquestelle non ha mancato di produrre eventi clamorosi, come il trionfo della pentastellata Barbara Lezzi che ha inflitto un sonora sconfitta all’ex premier Massimo D’Alema (salvo un ripescaggio nella quota plurinominale) nonché al candidato di centrodestra Luciano Cariddi e alla quotatissima Teresa Bellanova del Pd. Male anche Grasso, nella sua Palermo, dove non supera il 6%. Venendo ai big va sottolineato il successo di Luigi Di Maio ad Acerra: 63,8% contro il 20 di Sgarbi. Bene anche Roberto Fico a Napoli Fuorigrotta. Per il Pd, nonostante la notte da dimenticare, vanno segnalate le buone prove “individuali” di Matteo Renzi che a Firenze conquista il seggio senatoriale con il 44% e ampio distacco sul candidato del centrodestra Alberto Bagnai e di Maria Elena Boschi che al momento è nettamente avanti a Bolzano: oltre il 45% contro il 23 di Michaela Biancofiore. Quasi certa invece la sconfitta del Ministro dell’Interno uscente Marco Minniti, fermo al 28% (200 sezioni su 268) a Pesaro staccato da Andrea Cecconi dei Cinquestelle (34,7%).
PER WSJ TIMORE DI INSTABILITA’ POLITICA
“L’ondata dei populisti lascia l’Italia senza una vittoria chiara”. Così titola il Wall Steet Journal nella sua edizione online dopo il risultato delle elezioni italiane, dove nessun partito ha raggiunto la soglia del 40%, ossia la maggioranza assoluta. Nessun “vincitore assoluto”, quindi, con proiezioni che “probabilmente inaugurano un periodo prolungato di instabilità politica e di tensione nella terza economia della zona euro”, sottolinea il quotidiano di riferimento degli investitori e del mercato finanziario americano. I partiti “populisti”, la Lega e il Movimento 5 Stelle, hanno “conquistato la maggioranza dei votanti, dimostrando la profondità della rabbia tra il Paese e la persistente affermazioni dei populisti di destra in Europa”.