Diavolo d’un Salvini, perfino a Paternò – collegio elettorale e già regno incontrastato di Ignazio La Russa – è riuscito a battere l’ex ministro, padre nobile di Fratelli d’Italia. A dare un’occhiata al risultato paternese ottenuto dalla Lega di Salvini, salta all’occhio il dato inequivocabile della Camera: 959 voti contro i 777 del partito guidato dalla Meloni. Come abbia fatto “l’altro” Matteo a raccogliere un tesoretto di voti resta un mistero.
A differenza dei “La Russa boys”, infatti, a Paternò non c’è un esponente leghista che abbia apertamente e ufficialmente sposato la causa salviniana. Nel territorio guardano con simpatia a Salvini alcuni esponenti come Rocco Zapparrata di Scordia e Agatino Alberio di Adrano.
Dentro Fratelli d’Italia, invece, è nutrita la rappresentanza di attivisti e grandi amici di ‘Gnazio, a partire dall’ex sindaco Pippo Failla e poi Rosanna Natoli, Angelo Calenduccia, Francesco Ciancitto e, buon ultimo, il giovane neo deputato regionale Gaetano Galvagno che proprio sotto le insegne di FdI ha conquistato, nel novembre scorso, un seggio all’Assemblea regionale siciliana. Va detto che al Senato, parliamo sempre di Paternò, il numero di voti di Fratelli d’Italia è superiore rispetto alla Lega – 1104 contro gli 862 – e la cosa appare del tutto normale. Ciò che è strano e inaspettato, invece, è quel sorpasso alla Camera che contribuisce a far della Lega un partito presente su tutto il territorio nazionale con un forte radicamento al Sud: in special modo a Paternò, terra di Ignazio La Russa. Un bel colpo, digiamolo!
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À paternò i voti sono riferibili a Giorgia Meloni perché gli appartenenti al partito locale fanno riferimento alla leader del partito, Ignazio la russa ha perso non candidando al primo posto un esponente del territorio mettendolo solo al 3° (il quale con grande dignità ha rinunciato) quindi hanno decretato la disfatta del territorio direttamente dall’alto garantendosi le loro posizioni a discapito di chi ha militato da sempre al suo cospetto.
Ignazio la russa a mio modesto avviso ha decretato la sconfitta totale a paternò perché il partito locale non credo fara più riferimento a lui.
Da Almirante a Berlusconi. Gasparri è come il gambero che fa passi indietro. Fra l”altro Berluconi, oltre ad ammettere di essere antifascista, si dichiara di cento o a massimo di centro-destra. Per cui non vedo perché Gasparri e altri esponenti del MSI (non dico di AN, che è stata un”esperienza disastrosa) debbano ancora militare in Forza Italia, quando c”è un partito di destra come Fratelli d”Italia (con un capo politico “con gli attrbuti) che raccoglie l”eredità del MSI e, quindi, di Almirante. Forse è solo un problema di “poltrone?