Paternò, dentro Forza Italia ogni testa è un tribunale

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Difficile definire con chiarezza l’agenda politica del partito di Forza Italia a Paternò. Tanto difficile da mandare in tilt, o almeno questo è quello che appare, tutto il sistema partitico e politico azzurro cittadino.
Se da un lato si giustifica l’atteggiamento del capogruppo Condorelli che sostiene il padre, candidato in un altro partito al Senato (l’Udc), con la motivazione di sostenere comunque un uomo all’interno di una stessa coalizione, non si capisce come oltre lo stesso Condorelli non ci sia nessuno che riesca a prendere le redini dell’agenda politica cittadina mettendo d’accordo le diverse anime azzurre circa la linea politica del partito stesso.
Chiaro esempio di come Forza Italia a Paternò gestisce la sua linea politica è la questione legata alla vicenda balzata alla cronaca nei giorni scorsi, sulla richiesta di rinuncia alla propria indennità nei confronti del Presidente del Consiglio comunale Filippo Sambataro. Un primo comunicato, pare condiviso da alcuni consiglieri forzisti, condannava fermamente il presidente Sambataro reo di non aver convocato il Consiglio da diversi mesi. Firmatari della missiva tutta l’opposizione, Forza Italia compresa.
Ecco il colpo di scena: una lettera a firma del capogruppo Condorelli ripudia nettamente la linea politica adottata dalla minoranza in Consiglio comunale togliendo il sostegno all’opposizione sulla vicenda Sambataro.
Improvvisamente più nessuna traccia degli altri consiglieri azzurri. Condorelli è riuscito ancora una volta a fare la voce grossa e a emergere su tutti. Un vero e proprio dietrofront di tutta la compagine dei consiglieri di Forza Italia che spiazza gli osservatori della politica cittadina. Ancor più disarmante è il silenzio dei commissari azzurri Rinina e Chisari che sembrano assistere inermi, dopo aver incassato in silenzio la replica/rifiuto alla richiesta di dimissioni di Condorelli e Sinatra, in quanto sostenitori di candidati in partiti diversi da quello del Cavaliere. I due commissari vedono oggi minimizzato il loro ruolo, reso ancor più marginale da un gruppo consiliare che non sembra rispondere più alle dinamiche partitiche ragionate tra i suoi membri ma piuttosto alle evoluzioni personali del suo capogruppo in consiglio comunale.

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