Anche i giudici di Palermo dicono no alla scarcerazione di Dell’Utri

La terza sezione della Corte d’appello di Palermo ha dichiarato inammissibile l’incidente di esecuzione che mirava alla scarcerazione di Marcello Dell’Utri. L’ex senatore di Forza Italia incassa così, nel giro di pochi giorni, il secondo no al suo possibile ritorno in libertà, dopo quello pronunciato dal tribunale di sorveglianza di Roma, che non aveva ritenuto le sue condizioni di salute incompatibili con la detenzione. A Palermo gli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani puntavano a una questione di merito: avevano chiesto infatti che la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa venisse dichiarata “ineseguibile”, così come era già avvenuto per Bruno Contrada. Il collegio presieduto da Antonio Napoli ha ritenuto però che l’istanza e gli argomenti proposti fossero identici a quelli già esaminati e respinti nel 2016, dalla stessa corte palermitana, con una decisione poi confermata dalla Cassazione. L’ultima chance, per il cofondatore di Forza Italia ed ex delfino di Silvio Berlusconi, rimane cosi’ il procedimento aperto a Caltanissetta, in parallelo a quello di Palermo. Ma ancora la corte d’appello del capoluogo ha “denunciato” il possibile conflitto di competenza con i colleghi nisseni, perché l’oggetto delle richieste ai due uffici, proposte dall’ex manager di Publitalia, é sostanzialmente uguale. Da qui la possibilità che la magistratura nissena non venga giudicata competente dalla Cassazione e che la questione si chiuda. 
Sia a Palermo che a Caltanissetta, Dell’Utri ha chiesto che gli vengano estesi gli effetti delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Cassazione, riguardanti l’ex numero tre del Sisde, Bruno Contrada: questo per via della “non sufficiente chiarezza” – dichiarata dai giudici di Strasburgo – del concorso esterno in associazione mafiosa, fino al 1994. Contrada e Dell’Utri furono condannati per fatti avvenuti prima della sentenza Demitry, che 24 anni fa aveva “chiarito” i contorni del reato: i due sarebbero cioè in una posizione simile; per l’ex superpoliziotto, tra l’altro, la pronuncia europea era stata recepita dalla Cassazione, con la dichiarazione di “ineseguibilità” della condanna e la ricostruzione della carriera in polizia. A Caltanissetta, a dicembre, a chiedere ai giudici nisseni la scarcerazione di Dell’Utri, sul presupposto che potesse essere fondata la tesi dell’analogia con la vicenda Contrada, era stata la stessa Procura generale, mentre il corrispondente ufficio requirente palermitano aveva sollecitato i giudici del capoluogo dell’Isola a sollevare il conflitto di competenza. La doppia istanza ai due uffici giudiziari siciliani potrebbe dunque finire con l’essere un’arma a doppio taglio, per l’ex senatore. 

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