Dati Diste-Curella, 200 famiglie siciliane in povertà: “La ripresa è titubante”
Con una crescita di un punto percentuale nel 2017, l’economia siciliana sembra essersi avviata in un percorso virtuoso. Ma se da un lato crescono gli investimenti, e timidamente anche i consumi, sono ancora forti le incognite. Secondo le stime Diste, più di 200mila famiglie residenti vivono in assoluta povertà, per un totale di quasi 600 mila persone che contribuiscono alla crescita delle disuguaglianze sociali. “Si riprende a camminare, ma serve correre”, è il titolo del Report Sicilia, l’analisi previsionale sull’economia dell’Isola realizzata da Diste Consulting per Fondazione Curella, presentato a Palermo. “Una ripresa che segna discontinuità e che procede in modo titubante – ha affermato l’economista Pietro Busetta – non fa altro che alimentare la percezione che la crisi non è finita, anche perché a distanza di tre anni dall’affiorare dei germogli di rilancio, i disoccupati restano vicini a un milione, mentre i pochi posti di lavoro creati nel triennio sono per lo più precari e a basso salario, se non in nero”.
Quanto al Pil, il suo ammontare si è ridotto negli ultimi dieci anni del 13% in termini reali. Secondo i nuovi dati, nel 2015 il prodotto interno lordo della Sicilia sarebbe aumentato dello 0,9% e non del 2,1% come indicato in precedenza. Nel 2016 la fase di recupero avviata l’anno prima avrebbe subito una pausa (-0,1%). Gli occupati sono stimati a 1 milione 363 mila, in aumento di 12 mila unità. “Sebbene dal 2015 – ha precisato Alessandro La Monica – in coincidenza con l’inizio della ripresa, siano stati creati 42 mila posti di lavoro, il deficit occupazionale sul 2007 si mantiene attorno a 117 mila unità (-7,9%), totalmente di genere maschile, mentre sull’intero territorio nazionale si registra un guadagno di oltre 130 mila occupati”. Il tasso di disoccupazione ha toccato quota 21,5%, 0,6 punti in meno dell’anno precedente, ma ben 8,7 punti in più di dieci anni prima. La disoccupazione giovanile rimane assai problematica (58% circa).
La disoccupazione si concentra sempre più sulla componente maschile tra 25 e 44 anni. Gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto sono aumentati del 3,1%, incoraggiati dalle condizioni di finanziamento favorevoli e dagli incentivi fiscali, oltre che da aspettative di consolidamento della ripresa. A fine anno gli investimenti in beni strumentali erano più bassi di un quarto rispetto a dieci anni fa. Gli investimenti in costruzioni hanno invertito il lungo trend declinante, ma il recupero ha stentato a prendere slancio (+1%), a causa dell’accumulo di immobili invenduti e della vischiosità nell’apertura di nuovi cantieri pubblici.
I consumi delle famiglie residenti e non residenti hanno mostrato un profilo evolutivo moderato (+1,1%), frenato da un inadeguato aumento del reddito disponibile, in parte bilanciato dalla vivacità dei flussi turistici dopo la flessione del 2016. In base al numero dei soggiorni da parte di turisti, stimati dall’Istat, nel 2016 la Sardegna avrebbe raggiunto la Sicilia e la Puglia l’avrebbe superata. Sul fronte della produzione, l’industria ha recuperato una piccola porzione (+2,4%) della forte perdita dell’anno prima, con un calo del 42,6% sul 2007. L’attività nel settore delle costruzioni è stata caratterizzata da un incremento trascurabile (+0,7%) e una perdita nel decennio del 41,8%. L’agricoltura ha risentito dei fattori climatici avversi, registrando una flessione dell’1,7%, che segue a quella più pesante dell’anno precedente. Per il ramo dei servizi il valore aggiunto e’ stimato in aumento nel 2017 dello 0,7%, sostenuto prevalentemente dalle attività ricettive, trasporti, distribuzione, ristorazione. Il differenziale negativo rispetto a dieci anni fa è del 5,7%.
LE PROIEZIONI 2018.
Lieve consolidamento del tasso di crescita dall’1% del 2017 all’1,2%. Sul mercato del lavoro proseguirà il misurato miglioramento. Per l’occupazione si prospetta un aumento di circa 14 mila posti di lavoro (+1%), per il tasso di disoccupazione una diminuzione di 0,5 punti al 21%. Da inizio anno è in vigore la decontribuzione piena per le assunzioni stabili a Sud. Il previsto modesto aumento del reddito disponibile delle famiglie – da gennaio è vigente il reddito d’inclusione fino a 485 euro mensili, che diventeranno 534 da luglio – assicurerà una crescita della spesa di consumo dell’1,2% in termini reali. Un supporto all’economia arriverà dagli investimenti in macchinari e attrezzature (+3,6%), sospinti dalle agevolazioni fiscali riconfermate o rafforzate dalla legge di bilancio. Per gli investimenti in costruzioni, al contributo fornito dai lavori di riqualificazione del patrimonio edilizio privato potrebbero aggiungersi deboli impulsi collegati all’avvio delle opere pubbliche, per cui si stima un incremento dell’1,6% dall’1% precedente. L’industria manterrà un’impostazione espansiva, con uno sviluppo dell’1,8% cui si affiancherà per il settore delle costruzioni un incremento dell’1,4%, mentre i servizi concorreranno con un +0,8%. Il valore aggiunto dell’agricoltura recupererà (+2,7%) una frazione delle perdite subite nel biennio 2016/2017. Per l’assessore all’Economia Gaetano Armao “la pur lenta ripresa non è ancora accompagnata da un rilancio degli investimenti in Sicilia. La spesa europea deve ancora partire, ma non potrà che sortire effetti limitati. Il Patto per la Sicilia è frammentato e deve essere rimodulato ed il Governo nazionale non riesce ancora a rendere operativa la clausola di salvaguardia sul vincolo del 34% delle risorse destinate agli interventi nel Mezzogiorno. Occorre puntare a investimenti mediante la leva fiscale e nuove iniziative imprenditoriali. Il negoziato con lo Stato sull’autonomia finanziaria e il Defr vanno in questo senso”. (Corriere Etneo)