Dall’arcipelago dei Caraibi ricreare un antico borgo mafioso siciliano chiamato Paternò, dove le regole dell’onorata società devono fare i conti con gli altri mali della Terra: tempeste solari e magnetiche che rischiano di distruggere tutto il pianeta. Evitate di sobbalzare dalla sedia, stiamo parlando della trama affascinante di un libro scritto da uno scrittore siciliano, Orazio Santagati.
Si intitola “Ericlea (Castelvecchi editore, 207 pp. € 17,50) ed è una sorta di giallo fantascientifico dove si compie un viaggio a ritroso e in avanti nel tempo. Siamo nel 2042 e in un’isola tropicale dei Caraibi, il cui proprietario è il misterioso miliardario italoamericano Salvatore Sinagra, viene chiamato a prestare la propria opera un ex pilota militare, Nikolas Santangelo.
Attratto dall’idea di andare a vivere in un’oasi di serenità chiamata Ericlea, Santangelo si trasferisce assieme alla madre. Non immagina, però, che su quell’isola il potente proprietario vuole sperimentare l’innesto di una comunità siciliana della seconda metà del Novecento: e quell’isola diventa così Paternò.
L’autore del libro, che è anche presidente del Premio giornalistico Piersanti Mattarella, non spiega le ragioni toponomastiche che stanno dietro alla sua scelta. Paternò, nel libro Ericlea, è il condensato di tutti gli aspetti negativi legati alla mafiosità dell’Isola (stavolta intesa come Sicilia).
“Nessuno – afferma l’autore – aveva mai pensato di raccontare una storia di mafia proiettata nel prossimo futuro”.
L’inquietante boss dell’isola si rivelerà un capo onnipotente che governa anche le organizzazioni criminali del mondo. L’ex elicotterista Nikolas Santangelo, innamoratosi nel frattempo di Judy che diventerà la donna della sua vita, assume prima le fattezze e i modi di un vero uomo d’onore per poi redimersi nel segno della legalità e trasformarsi in un eroe. Almeno nel libro, nell’isola di Paternò, metafora di tutta la Sicilia, la mafia sarà sconfitta per sempre.