Addio agli Iacp, regno di inefficienze e illegalità; istituti che hanno tante volte macinato e tollerato situazioni di abusivismo e debiti senza risolvere la questione abitativa nell’Isola. Con una voragine finanziaria da oltre 30 milioni di euro, dopo avere divorato al bilancio della Regione 270 milioni. Il governatore Nello Musumeci ha tutta l’intenzione di tirare un tratto di penna, cancellando i dieci istituti autonomi delle case popolari e di affidarne le competenze alle province, insieme ai 500 dipendenti. Ad annunciarlo è stato oggi lo stesso presidente, insieme all’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone. “La situazione è drammatica – avverte Musumeci – e lo dimostrano anche le continue occupazioni di edifici; emblematica quella della cattedrale a Catania”.
Secondo le stime che ha fornito, c’è un fabbisogno abitativo di almeno 40.000 alloggi. Solo una stima perché aumentano, avverte, gli sfratti esecutivi, e gli istituti non riescono a compiere un ricognizione esatta. Così annuncia un disegno di legge di riordino del settore per “valorizzare il patrimonio abitativo” e dare una sterzata al sistema “che non funziona più da tempo”, a fronte, peraltro, di una “gestione politica degli Iacp spregiudicata e inefficiente”. Un ‘buco nero’ finanziario e gestionale di cui è parte anche – in questo vuoto di controlli e operatività – il ruolo esercitato dai ras di diversi quartieri popolari delle città che controllano l’assegnazione delle case a favore di abusivi che poi paradossalmente finiscono per pagare il canone agli Iacp. Insomma, un sistema illegale che ottiene una sorta di copertura da chi dovrebbe garantire il rispetto delle regole in un settore così delicato.