Come unico risultato sono riusciti a stoppare la candidatura dell’ex assessora di Bianco Valentina Scialfa, e a esser cattivi, a fare slittare di uno/due posti in lista il sen. Salvo Torrisi. Per il resto gli “infuriati” di Forza Italia non sono stati presi nemmeno in considerazione dai vertici del partito.
Reclamavano una o più presenze nelle liste di uomini di partito legati al territorio da loro rappresentato – le città di Adrano, Belpasso, Biancavilla, Motta S. Anastasia, Paternò, Ragalna, S. M. di Licodia – e non uno di loro ha avuto spazio nelle liste per la Camera e il Senato.
Nella composizione delle liste, i “king makers” di Forza Italia non hanno per nulla tenuto conto degli “approcci meritocratici territoriali” tanto auspicati in un documento infuocato inviato a Miccichè il 18 gennaio scorso.
“Miccichè s’è sistemato i suoi – commenta amaro uno dei grandi delusi – e noi siamo rimasti a bocca asciutta. Per quel che mi riguarda, è probabile mi chiami fuori dalla campagna elettorale”.
Nei giorni che hanno fatto seguito alla presa di posizione degli “azzurri scontenti” non sono mancati gli incontri e i contatti tra i leader che fanno riferimento alle due aree, Falcone e Pogliese, e i vertici del partito. La brusca bocciatura della candidatura di Pogliese alle nazionali, motivata dall’esclusione di tutti gli europarlamentari, ha fatto capire a tutti che aria tirasse nel partito.
Fino all’ultimo si è sperato che almeno qualcuno dei candidati non vincenti alle regionali potesse essere inserito nelle liste dei collegi interessati.
Senza ormai farsi illusioni tutti aspettano adesso la chiusura ufficiale delle liste, domani alle 20.00, prima di esternare ufficialmente il loro malumore e annunciare il da farsi.
Nella parte finale del documento già citato gli “infuriati” sottolineavano che in assenza di risposte ben precise “…molti di noi potrebbero demoralizzarsi e non impegnarsi come fatto fino ad oggi per il bene del partito”.
Non è ancora chiaro, però, se sarà decisa la linea dura, diserzione cioè delle urne nelle città non prese in considerazione, oppure se si opterà per una protesta “soft” che non comprometta il dialogo tra le varie anime del partito in vista, soprattutto, dell’appuntamento elettorale al Comune di Catania.