La scritta-slogan sul comodo autobus messo a disposizione per trasportare i migranti non lascia adito a dubbi: “Il Futuro è in Bianco e Nero”. Noi siciliani, visi pallidi, ce n’eravamo accorti, a dire il vero. Ormai da troppo tempo le coste siciliane sono prese di mira dai fratelli di colore (lo scrivo io fratelli, mica la pensano tutti così): al bianco delle nostre esistenze abbiamo accoppiato il nero della pelle degli extracomunitari che immaginano un secondo tempo della loro vita meno drammatico del primo. Poi, troppo spesso, succede che non è così. Ieri sera nella nave “Diciotti” della Guardia Costiera, assieme ai migranti vivi, sopravvissuti al naufragio del 6 gennaio scorso, c’erano anche quelli morti: 8 donne. Dio si prenderà cura di loro.
Quel claim non è, ovviamente, una presa d’atto solidale che consacra una convivenza umanitaria. Basta dare, infatti, una veloce occhiata all’autobus e alle scritte per accorgersi che si tratta del mezzo di trasporto utilizzato dalla società di calcio “Sicula Leonzio” per trasportare i propri giocatori. La società, fondata nel lontano 1909, ha scelto il bianco e il nero come propri colori sociali, alla maniera della odiatamata Juventus.
Stamattina, davanti alla banchina del porto di Catania, leggendo quella scritta sull’autobus in tanti ne hanno tratto una considerazione beffarda. Qualcuno, più realisticamente, ne ha dato una chiave di lettura autentica: nel futuro che è oggi, il bianco e il nero hanno un solo destino.