Quel che credevo fosse un innocuo gioco tra amici si è rivelata l’arma autentica del dissenso. L’altra faccia del “Mi piace”, attraverso il quale su Facebook esprimiamo le nostre preferenze, si chiama “Bella Minchiata”. Il copyright è del gruppo di artisti catanesi Polis Graphics (da anni, con i miei amici, proviamo e riproviamo l’esercizio verbale; solo che non ci è venuto in testa di registrare il marchio). Anni fa, per prendere le distanze dal parcheggio di piazza Europa a Catania hanno vergato su un pannello la scritta “Bella minchiata”. Pochi giorni dopo sono tornati all’attacco, stavolta per esprimere un giudizio di merito sul complesso dell’ex Mulino Santa Lucia: “Bella minchiata”. La trovata dei giovani artisti catanesi è un misto di dissacrazione finto-volgare che prende le mosse da una serie di pietre angolari del dissenso: O’ Pernacchio di Eduardo De Filippo nel filmL’Oro di Napoli, il Buono e No Buono pronunciato da Andy Luotto nell’Altra Domenica di Renzo Arbore e la confessione di Paolo Villaggio nel Secondo tragico Fantozzi: “Per me…la corazzata Potemkin è una cagata pazzesca (seguono novantadue minuti di applausi). I creativi catanesi che marchiano a fuoco un’opera con il più netto degli epiteti siciliani (perché peggio della minchiata c’è solo la minchiata ‘cco ‘ggiummu) hanno capito che il tocco lieve dell’ironia è l’arma letale contro politici, amministratori e tromboni di ogni casta. Nel 2018, appena arrivato, prendete coraggio, quindi: se qualcuno vi chiede un parere su una iniziativa che buonsenso e onestà non avrebbero osato promuovere, voi rispondete tranquilli: Bella, bella, bella minchiata.