Quest’anno un dubbio amletico attanaglia tutti: sono o non sono spariti? Dopo aver monopolizzato per circa un quinquennio balconi, scale esterne, porte e svariate facciate, dei Babbi Natale arrampicati negli angoli più disparati, nessuna notizia. Saranno per caso tornati in direttissima al Polo Nord a leggere lettere da tutto il mondo piuttosto che origliare i pettegolezzi dei vicoli nostrani?
Considerato il contesto, meglio rispondere alle richieste dei bambini che dipanare le tradizionali matasse familiari sul come, dove e quando festeggiare il Santo Natale.
Nessuna reale contesa sul cosa, ovviamente. Ogni anno, infatti, qualsiasi velleità di sperimentazione culinaria viene sfidata a colpi di baccalà fritto, allontanata a morsi di scacciata con i broccoli, stesa al tappeto dagli odori del cavolfiore stufato per poi essere addolcita dal pandoro con crema al pistacchio di Bronte o dal panettone candito con scorzette di arance di Paternò.
Alla fine, si rotolerà come sempre. E si trotterà come non mai.
Soprattutto ora che scegliere il nastro giusto, piegare bene il fiocco, optare per la carta da imballaggi e accompagnare il tutto con biglietti auguranti un pizzico di felicità, un sacco di salute e valanghe d’amore è diventato la sublimazione dello spirito natalizio stesso, un piacere non solo da vivere ma da condividere su Instagram con hashtag creati per l’occasione e commenti degni di esperte di packaging circa costi e geolocalizzazione dei negozi più forniti. Che palle! E non mi riferisco a quelle create seguendo gli ultimi video di DIY su Youtube per decorare gli alberi o inserire al proprio interno presepi in miniatura con tanto di muschio sintetico e neve finta. No, non sono ancora finiti i tempi delle estese rappresentazioni bucoliche con tutto l’armamentario di pastori, animali di tutte le razze – pure quelle in via di estinzione – e ruscelli scroscianti. Per quei presepi, intere stanze, concorsi ad hoc, eventi e novene affidate non solo ai tradizionali zampognari ma a gruppi di bandisti che, girovagando di casa in casa, eseguono i canti natalizi più tradizionali.
Gli stessi che rintonano, per tutti i comuni etnei, alla conclusione delle sentite ed affollate novene mattutine, rischiarate quest’anno più dalle illuminazioni esterne delle abitazioni adiacenti che dalle prime luci dell’alba. Il plauso, a tal proposito, va, a quei privati che illuminano interi quartieri, a quelli che squarciano le ombre della sera usando le facciate delle loro abitazioni come tele sulle quali esprimere la loro personalissima idea del Natale con giochi di luce al laser, stelle cadenti, renne e pupazzi di neve . Così, a pochi giorni dalla vigilia e in questo guazzabuglio variegato di chi canta, suona, mangia, prega, decora, compera e impacchetta, spero esista ancora, come ogni Natale che si rispetti, chi sogna e desidera.